Quando penso alla tecnica dell’incisione e sabbiatura spontaneamente la accosto a un’idea di fusione tra energia maschile e femminile. Attraverso strumenti duri e appuntiti e sabbie abrasive, infatti, la tecnica consente di creare forme sorprendentemente morbide e sinuose, delicate e impalpabili. Si tratta di un unico processo alchemico nel quale si fondono aspetti opposti che danno vita a forme totalmente nuove e dalle consistenze inaspettate.

Tuttora rimango profondamente affascinato da questo aspetto.
A livello tecnico, l’incisione prevede la rimozione di parte del materiale dalla superficie del vetro con il fine di creare forme e decorazioni eterne, senza l’utilizzo del colore. A seconda dello strumento usato si distingue, poi, la scolpitura, effettuata con un utensile a diamante, dalla sabbiatura che prevede l’impiego di sabbie abrasive. L’aumento della profondità dell’incisione conduce, infine, alla realizzazione del bassorilievo.
Come la vista è il senso principe che consente di percepire la tridimensionalità degli oggetti, così queste tecniche danno il meglio di sé su vetri lisci, spessi e trasparenti, creando effetti a tutto tondo attraverso, appunto, le incisioni.

Nel corso del tempo ho imparato a conoscere il vetro nella sua fragilità, nella sua elasticità, nella sua rigidità e nella sua robustezza. Caratteristiche apparentemente opposte tra loro e che rendono questo materiale così enigmatico e misterioso. Nella mia esperienza mi sono spinto a lavorarlo al limite della sua resistenza, senza peraltro giungere a un “punto di rottura”.
Ed è proprio quando si conosce bene il proprio partner che si sa fino a quanto ci si può spingere nello scontro costruttivo, senza eccedere mai, pena la rottura della relazione.
Così rigidità e morbidezza, attraverso la tecnica dell’incisione e sabbiatura, si possono unire in un equilibrio stabile e dolce.

Proprio come in alcune opere, nelle quali ritrovo una sinuosa mano femminile che ricopre, con pennellate di sabbia, l’austero piano maschile dando vita a un frutto di raro bilanciamento.
Una dura e trasparente materia vestita di veli che lasciano intravvedere un possibile e sorprendente contenuto.
Oppure, in altre in cui altrettanti veli fluttuanti lasciano riscoprire il piacere della vista, a palpebre socchiuse.

La delicatezza, qui, è il risultato della lentezza. Con questi lunghi e lenti gesti di sabbiatura si raggiunge un finale di morbidezza unica, che solo la pazienza – e non il desiderio di finire – riesce a portare a compimento.
In altre opere è un duro e metallico strumento a dare vita a tanta leggiadria e trasparenza. Come possa esserne capace rimane ancora, per me, un mistero.
Un segreto celato alla vista che si modifica e si adatta nelle profondità di un oceano di materia trasparente e oscura.
E, in questo abisso profondo, si possono conoscere forme di vita evanescenti che appaiono per poi scomparire tra le scure ombre.

Momenti rubati a una vita nascosta tra le tenebre, eppure pulsante di morbida e delicata vitalità.
È la punta a diamante a creare queste ectoplasmatiche creature marine, vaghe seppur concrete.
E, risalendo in superficie, è l’acqua, questa volta, a fluire tra le punte di diamante.

A queste ultime è lasciato il compito di imprimere sulla superficie nuda e trasparente il segno del suo passaggio.
Il movimento che permette il compimento della tecnica è consapevole ma distratto; è quello di una mano che cerca il segno perfetto senza mai riconoscerlo.
Attraverso di lui le forme prendono vita e guizzano sinuose nell’immaginazione diventata realtà.
La tecnica dell’incisione e sabbiatura può essere impiegata per imprimere immagini, per la decorazione di specchi e lampade ma, le sue destinazioni per eccellenza sono: la porta, il pannello divisorio, i rivestimenti. Installazioni che conferiscono una maggiore importanza alla tridimensionalità, sua caratteristica essenziale e simbolo del contrasto tra le forze in essa operanti.